La storia

La nostra storia inizia nel 2003. Quell’anno in India con alcuni amici abbiamo visitato, grazie ad Albert, un medico olandese volontario, la casa per disabili Rajiv Gandhi a Pondicherry, nella zona del Tamil Nadu.
Già dal primo incontro è stato un vero “amore a prima vista”: il loro entusiasmo e la loro voglia di vivere, nonostante la disabilità evidente e le difficoltà quotidiane, ci avrebbero coinvolto in un’avventura a dir poco straodinaria.
Innamorati di questo meraviglioso paese, volontari della bottega del commercio equo Passaparola di Cuneo, e interessati a tutte le problematiche dei paesi del Sud del mondo, avevamo organizzato l’ennesimo viaggio il cui scopo principale era quello di rapportarsi con le popolazioni locali, ricercando nella “diversità” (espressa in tutte le sue forme), un arricchimento personale.
La casa per disabili “Rajiv Gandhi” è stata fondata nel 1996 per giovani ragazze disabili, abbandonate o orfane, senza limitazione di casta o religione. Come si è detto siamo nel Sud dell’India. La condizione dei disabili è spesso causa di discriminazione economica e sociale (mancata istruzione, esclusione dal mercato del lavoro, negazione dei diritti civili e politici), in un circolo vizioso in cui povertà e disabilità si alimentano a vicenda. E anche qui, come in molti Kavithaaltri paesi, le donne disabili sono discriminate due volte: in quanto donne (la nascita di una bambina è spesso considerata una disgrazia perché comporta, da parte della famiglia, la preoccupazione di un’adeguata dote per il matrimonio) e in quanto disabili. Tale discriminazione si traduce in una notevole limitazione delle loro opportunità di accedere ai servizi sanitari, di ricevere un’istruzione o una formazione professionale, di trovare un lavoro e, più in generale, di partecipare alla vita sociale. Kavitha, la fondatrice e direttrice del centro, non si è persa d’animo. Anch’essa disabile, colpita all’età di quindici anni da una miopatia che l’ha lasciata immobilizzata agli arti inferiori, ha attraversato un lungo periodo di frustrazione e scoraggiamento, perdendo la voglia di vivere e, sentendosi inutile  nei confronti dei suoi genitori, un fardello scomodo per la sua famiglia. Non volendo accettare, però, passivamente questa sua condizione, decide di entrare a far parte di una casa per disabili a Pondicherry. Durante i quindici anni trascorsi in questa casa, apprende l’arte della sartoria, del ricamo, della produzione di bambole e viene in contatto con molte altre ragazze disabili come lei. Tutto ciò la porta ad una svolta decisiva nella sua vita; capisce che il suo handicap non è niente in confronto a quello di altri residenti più gravi della casa e decide di agire attivamente in un progetto che porti ad un miglioramento intellettuale di queste persone, incoraggiandole ad affrontare la vita. Ha così fondato la Casa per disabili Rajiv Gandhi Home for Handicapped a Pondicherry, un modello per le persone disabili e non, in un paese come l’India che non offre alcuna possibilità a chi vive l’handicap quotidianamente. Come poteva non colpirci questa persona, la sua storia e il suo modo di affrontare la vita sempre con il sorriso sulle labbra?

L’associazione in India, sotto la guida di Kavitha, ha ottenuto anche una serie di riconoscimenti ufficiali:

  • Onorificenza di Stato come Migliore Casa per Disabili a Pondicherry, conferita dal Governo di  Pondicherry il 3/12/1998
  • Onorificenza di Stato per la Migliore Gestione di una Casa per  Disabili a Pondicherry il 3/12/2000
  • Onorificenza Nazionale Sadguru Gnana nanda, Chennai (Madras) il 16/02/2001
  • Onorificenza di Eccellenza del Karate Social Welfare
  • Il Pondicherry Trust ha conferito il titolo di “Puduvai Theresa” alla sig.na Kavitha per il notevole contributo alla causa della società nel Territorio dell’Unione di Pondicherry il 10/07/2001
  • Trofei e Insigne da varie organizzazioni, incluse la Junior Chamber Club e la Lions Club Mother City, Pondicherry

In quel periodo la casa ospitava circa quaranta ragazze disabili e sei bambine con disagi famigliari. A tutte veniva donato gratuitamente cibo, abbigliamento e alloggio. Alcune di loro avevano espresso il desiderio di continuare a studiare, alle altre veniva insegnata l’arte del ricamo e la produzione di incensi naturali, coordinate da Kavitha. Consumavano un solo pasto al giorno, vivendo dei risparmi di Kavitha (la madre le aveva donato la dote) e dei miseri guadagni dati dalle attività svolte. La casa in cui vivevano era in affitto, lo spazio limitatissimo tanto da dover negare l’accoglienza ad altre donne che ne facevano richiesta.

Tornati in Italia abbiamo radunato i nostri amici più fedeli parlando di questa bella realtà.
Rajiv Gandhi Home for Handicapped – sede italiana – Onlus nasce proprio lo stesso anno con lo scopo di raccogliere fondi per la costruzione del nuovo centro, più grande e soprattutto senza barriere architettoniche. Intanto Albert, il medico olandese, raccoglie il denaro necessario per il terreno che da lì a poco viene acquistato. Paolo Toscano, socio fondatore dell’associazione italiana, segue in India, non senza difficoltà, l’avanzamento lavori della nuova casa.
In Italia continua il lavoro frenetico di amici, simpatizzanti, volontari alla ricerca di fondi da destinare al progetto con l’organizzazione di eventi, feste, mercatini. C’è una frase di Madre Teresa che ci ispira sin da subito: “ La speranza è come una strada di campagna che si forma solo quando la gente inizia a percorrerla”. Non ci sentiamo soli ed iniziamo a percorrere questa strada…..
Intanto, dopo poco più di due anni, viene inaugurato il nuovo centro disabili. I lavori non sono ancora terminati del tutto ma si vuole  risparmiare il denaro destinato all’affitto della vecchia casa e le ragazze non vedono l’ora di poter traslocare. L’anno successivo viene inaugurato il primo piano e l’ascensore/montacarico. Sarà poi proprio in questa nuova ala del fabbricato che sarà operativo il piccolo asilo che ospita bimbi di madri lavoratrici della zona.

Il 9 ottobre 2008, purtroppo, una tragedia sconvolge la vita semplice e dignitosa delle ragazze: Kavitha muore. Il periodo che ne segue è difficile e complicato per tutti, anche per noi che perdiamo il nostro punto di riferimento principale. Con il passare del tempo, però, si ritorna a ritrovare l’equilibrio perduto con una nuova dirigenza ed una nuova figura alla guida delle ragazze, Annamary.

Attualmente la casa senza barriere architettoniche che abbiamo costruito con l’aiuto di tanti donatori, ospita  una trentina di donne disabili che si dedicano all’arte del cucito e alla produzione di incensi. Con loro vivono una ventina di bambine e ragazzine che frequentano  scuole private con l’insegnamento di lingua inglese, indispensabile per il loro futuro, sostenute con adozioni a distanza dall’Italia da tanti amici della nostra associazione. All’interno della casa è operativo, al primo piano, un piccolo asilo che ospita una ventina di bambini dai due ai quattro anni,  residenti nella zona,  le cui madri lavorano senza poter prendersi cura di loro durante il giorno.

A tutt’oggi, però,  il centro disabili non riesce ancora ad essere totalmente indipendente. Il commercio dell’artigianato prodotto dalle donne non riesce a produrre utili particolarmente alti anche a causa di una certa contrattura del mercato.
Il nostro impegno nel sostegno del progetto, quindi, continuerà  fino a quando sarà necessario, cioè fino al momento in cui le ragazze saranno totalmente indipendenti.

Le nostre motivazioni

Più di mezzo miliardo di persone nel mondo ha un qualche tipo di disabilità. L’80% di queste persone vive nei cosiddetti paesi in via di sviluppo, in meno del 2% dei casi hanno accesso ad adeguati servizi sanitari. Nella stragrande maggioranza dei casi, essere disabili impedisce loro di ricevere un’istruzione adeguata, di accedere al mercato del lavoro, di godere degli stessi diritti e delle stesse possibilità dei loro concittadini; quasi sempre essere disabili in un paese del Sud del mondo significa essere discriminati socialmente ed economicamente, significa essere i più poveri tra i poveri, esclusi dai processi di sviluppo e senza possibilità di far sentire la propria voce.

Questa “emergenza silenziosa” come le Nazioni Unite hanno definito il problema delle persone disabili nei paesi del Sud del mondo, può essere affrontato solo con un approccio che riesce a coniugare interventi medici (di prevenzione e riabilitazione) con strategie volte a offrire, da un lato, pari opportunità ai disabili e, dall’altro, a eliminare le barriere sociali e i pregiudizi che li tengono ai margini della società.
E’ con queste premesse che ci siamo avvicinati a questo gruppo di donne guidato da una donna disabile straordinaria, Kavitha. I loro sorrisi e sopratutto la loro voglia di fare e di non sentirsi “diverse” ci ha spinto a fare in modo che la loro vita potesse essere vissuta più dignitosamente, partendo dalla costruzione di una casa senza barriere architettoniche.

Il Consiglio Direttivo dell’associazione è formato da:

Sabrina Micalizzi
Sabrina MicalizziPresidente

Giammaria Burzi
Giammaria BurziVicepresidente

Alessandra Vigna Taglianti
Alessandra Vigna TagliantiSegretario